Poeta, Cieco di Guerra
Lucera, 1895 – Torino, 1920

Perde la vista per un atto di eroismo
Dopo gli iniziali studi presso il Liceo della sua città, si trasferisce con la famiglia nel 1913 a Torino dove si diploma presso la Sezione fisico-matematica dell'Istituto Tecnico "Germano Sommeiller". Cresciuto al Borgo San Paolo, nella periferia torinese, un agglomerato noto a quel tempo come “quartiere rosso”, Battaglia sin da giovane manifesta invece un forte sentimento nazionalista, esplicitando con fermezza la sua adesione all’intervento dell’Italia in guerra.
Chiamato al servizio di leva, nonostante una certa debolezza della vista, si congeda col grado di Sottotenente e partecipa ben presto ad azioni militari. è in una di queste – il combattimento di Oslavia – che il 2 novembre 1915 l'ufficiale lucerino perde la vista e rimane ferito in varie parti del corpo, a causa dello scoppio di una granata nemica e nel tentativo di salvare la vita a un soldato che lo precedeva. Al termine dell’aspro combattimento, Napoleone Battaglia viene fatto prigioniero dagli Austriaci e liberato il 30 novembre 1916. Per il suo intrepido comportamento gli sarà assegnata la medaglia d'argento che non poté materialmente fregiarsi perché giunta poche ore dopo il suo decesso.
Durante la prigionia aveva girato per diversi ospedali di guerra, da Gorizia a Lubiana, da Mauthausen a Linz, senza però risolvere i gravi problemi legati alle ferite riportate. Riuscirà a sopravvivere solo quattro anni, fino al 1° luglio 1920, al fianco di una indomita e sensibile infermiera, Maria Bargoni.
La forte menomazione non gli impedisce, pur tra dolori e privazioni, di proseguire la strada intrapresa sul piano letterario e poetico tanto da imparare presto l'alfabeto dei ciechi che gli consente di mantenere intatto il rapporto con la scrittura e di porre l'esperienza bellica al centro delle sue poche ma commoventi lettere.
Scoperto da Galizzi e Croce, rilanciato da Gifuni e Omodeo
Inizialmente orientato verso l’arte pittorica, sin da giovanissimo manifesta grande interesse per la letteratura e la poesia, ed ha anche modo di collaborare con alcune riviste dell'epoca. Suoi iniziali maestri all’Istituto “G. Sommeiller” di Torino sono i professori Giovanni Bragagnolo, Abdelkader Salza ed Enrico Bettazzi; con questi ultimi due, in particolare, stringe rapporti di amicizia. Sarà però Vincenzo Galizzi – ispettore ferroviario ma soprattutto insigne studioso e compagno d’armi del Battaglia in quel tragico 1915 – a pubblicizzarne per primo l’opera, recensendo il suo unico libro in un ampio saggio pubblicato nel 1929 sulla rivista “La Critica”, di Benedetto Croce. Lo stesso Galizzi il 2 giugno 1929, invitato da Giambattista Gifuni, terrà nel Teatro comunale “Garibaldi” di Lucera una intensa e commovente conferenza, promossa dalla locale Sezione della Società Dante Alighieri, in memoria del "Poeta-Soldato"; la sua orazione, la prefazione di G.B. Gifuni e la ripubblicazione della recensione di Omodeo sulla rivista “La Critica” del 1929, saranno poi raccolte nel volumetto “Napoleone Battaglia” edito a Lucera quello stesso anno sempre per iniziativa della “Dante Alighieri”.
Gli ultimi, intensi, anni della difficile esistenza del Battaglia sono caratterizzati dalla presenza di Maria Bargoni, conosciuta come infermiera e che diverrà sua compagna. La giovane saprà assisterlo amorevolmente fino alla morte e, dopo, ne sosterrà l'opera letteraria diffondendola anche presso la più alta autorità dell'epoca, Benito Mussolini.
E al pari del Battaglia, anche Galizzi morirà prematuramente, in seguito all’aggravarsi delle ferite riportate in un combattimento alla Bainsizza, nel 1917. La morte lo colse nel 1930, a soli 38 anni a Torino dove viveva, pochi mesi dopo la sua emozionante testimonianza tenuta a Lucera.
E a proposito di questa sua discesa, dal natìo Piemonte all’assolata Puglia, Benedetto Croce racconta in “Memorie di un non lontano passato” (“Quaderni de la Critica”, n. 13, marzo 1949) che la presenza di Galizzi a Lucera non passò inosservata agli esponenti del Fascismo locali. Quando si seppe che l’oratore era amico di Benedetto Croce “…mossero attorno a lui tale stretta di vigilanze e di sospetti e d’inquisizioni, che egli ne rimase alla prima come sconcertato. Si aggiunga che amici e congiunti della parentela della moglie, che era assai modesta gente ed estranea alla politica e di questa timorosa, non gli risparmiarono rimproveri, ammonimenti e consigli per le imprudenze a cui si lasciava andare e che lo mettevano a rischio di perdere il posto di lavoro, dal quale traeva il sostentamento della sua famiglia.”
Nel suo “diario di guerra” trasformò il dolore in poesia
Soltanto tre anni dopo la morte di Napoleone Battaglia, nel 1923, viene pubblicato dal tipografo e libraio torinese Anfossi, in una veste elegante, il volume “Senza luce. Ricordi di un prigioniero cieco di guerra”, che avrà in seguito un'ampia diffusione e riscuoterà un discreto successo grazie alla recensione che Adolfo Omodeo firmerà su “La Critica”.
“Senza luce” raccoglie solo gli scritti che Battaglia volle si pubblicassero. Rimasero invece inediti altri suoi lavori, come “Lettere dal fronte”, “Schizzi a matita” e “Fili d’erba”.
Di questo vero e proprio "diario di guerra" - una raccolta di numerose e bellissime lettere, dovuta alla iniziativa della Bargoni e del capitano Borghi - Omodeo si occuperà lungamente nel suo libro “Momenti della vita di guerra. Dai diari e dalle lettere dei caduti” (Laterza, 1934). “Oppresso da una sciagura peggiore della morte – scrive di lui Adolfo Omodeo - , lottò disperatamente in se stesso per ritrovare la forza di vivere, per ridare alla vita mutilata un senso e un valore. E vi riuscì quando trasformò il suo dolore in poesia, quando nella tenebra informe in cui era piombato s’affollarono le immagini della fantasia, quando lo sforzo dell'animo a vincere il dolore si trasfigurò in onda lirica.
Prima di sparire dalla vita, rievocò la tragedia sua, nelle sue tetre stazioni, nel faticoso moto, che par quasi stasi, verso una nuova vita, attraverso un continuo succedersi di conati di ribellione al destino, e di disperate cadute: con una sincerità convulsa, con una potenza incisiva d'espressione in cui bruciano l'inesperienza e le ingenuità dello scrittore poco più che ventenne.
V’è un’adeguazione completa fra il dramma della sua vita morale, e la tensione lirica della sua poesia. La sua sciagura, la sua spaventosa morte al mondo della luce, deve elevarsi a nuova vita, e in se stessa purificarsi, dove diventare nuova luce.”
Molto delicata anche la definizione che Galizzi, nella sua conferenza lucerina, diede al libro: “è un poema sinfonico”.
Un saggio sulla vita e le opere di Napoleone Battaglia è stato curato nel 2003 da Michele Conte con la presentazione di Giuseppe Trincucci, terzo quaderno di storia lucerina edito dalla locale Società di Storia Patria per la Puglia, comprendente anche l'intervento firmato da Giambattista Gifuni del 1929.
L'amministrazione comunale lucerina ha dedicato al suo illustre concittadino un'importante strada cittadina e, molti anni prima, apposta una lapide sul palazzo ove nacque il poeta, in piazza San Leonardo.
Scheda
Personaggio
Napoleone Battaglia
Detto anche
Il cielo d’Oslavia
Classificazione Dewey
851.91
Periodo MC
Dal 1915 al 1944
Parole chiave
- Lucera
- Adolfo Omodeo
- Benedetto Croce
- Giambattista Gifuni
- Prima Guerra Mondiale
- Colle d’Oslavia (Battaglia)
- Poesia italiana del Novecento (Diari di guerra)
Bibliografie
- Opere dell'autore
- Opere sull'autore
- Senza luce. Ricordi di un prigioniero cieco di guerra. Torino: Tip. G. Anfossi, 1923;
- ALLA DANTE. Il Solco. Settimanale letterario umoristico e di cronaca garganica. anno 2, n. 17, 19 maggio 1929, p. 3;
- GALIZZI VINCENZO. Napoleone Battaglia. Lucera: Tip. R. Frattarolo, 1929;
- GALIZZI VINCENZO. Giolitti e Salandra. Laterza, 1949;
- GIFUNI GIAMBATTISTA. Un poeta-soldato: Napoleone Battaglia, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Bari: 14 agosto 1929;
- GIFUNI GIAMBATTISTA. Un poeta-soldato: Napoleone Battaglia, in “Corriere Padano”, Ferrara, 20 agosto 1929;
- GIGLI LORENZO. Voci di eroi, in “Libri del giorno”, Milano, anno VII, n. 3, 1924;
- GIGLI LORENZO. Umanità in guerra, in “Gazzetta del Popolo”, Torino, 28 febbraio 1924;
- JANNI ETTORE. Il pianto e il canto nella notte, in “Corriere della Sera”, Milano, 12 aprile 1924;
- La celebrazione di Napoleone Battaglia. “Il Solco. Settimanale letterario umoristico e di cronaca garganica”, anno 2, n., 20, 16 giugno 1929, p. 3;
- LA SELVA ANGELO GABRIELE. Il cieco di Oslavia, in “Giornale d’Italia”, edizione pugliese, Roma, 16 febbraio 1929;
- LA SELVA ANGELO GABRIELE. Il cieco di Oslavia, in “Il Solco. Settimanale letterario umoristico e di cronaca garganica”. San Marco in Lamis, anno 2, n. 4, 3 febbraio 1929, pp. 1-2;
- MORTARI CURIO. Occhi spenti, in “La Stampa”, Torino, 5 marzo 1924;
- OMODEO ADOLFO. “La Critica”, Bari, Laterza, anno XXVII, fasc. I, 20 gennaio 1929.
- OMODEO ADOLFO. Momenti della vita di guerra. Dai diari e dalle lettere dei caduti. Bari: Laterza, 1934;
- Patria. Napoleone Battaglia. Lucera: Catapano Grafiche, 2003;
- Soldato e poeta, in “La Stampa”, Torino, 4 luglio 1920.
A cura di Maurizio De Tullio