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Catalogo di Polo

Ester Loiodice

Insegnante, Ricercatrice, Poetessa, Direttrice Del Museo Di Tradizioni Popolari

Foggia, 1893 - Roma, 1985

Nata a Foggia il 10 ottobre 1893, morì a Roma, quasi centenaria, il 7 dicembre 1985. I suoi genitori erano originari della provincia di Bari: il papà Luigi, di professione tappezziere e venditore di pellami, era di Corato mentre la mamma, Rosa Piacente, casalinga, era nata a Canosa di Puglia.

La Loiodice fu insegnante di lettere, ricercatrice di tradizioni popolari e, nell’àmbito del Ministero dell’Educazione nazionale, a Roma, continuò a occuparsi di tradizioni folcloriche all’interno del Comitato Nazionale Italiano per le Arti Popolari.

Direttrice della sezione “Tradizioni popolari” del Museo Civico di Foggia, inaugurata nel 1931 e prima istituzione del genere nell’Italia meridionale, fu una instancabile studiosa di etnografia della Capitanata e di storia locale e collaboratrice con le principali riviste nazionali del settore.

Per molti anni è stata considerata l’animatrice di buona parte delle iniziative culturali promosse a Foggia. Si deve a lei l’acquisto, nell’ottobre 1936, da parte della Provincia di Foggia, della imponente Biblioteca privata di Nicola Zingarelli, consistente in quasi 10.000 volumi che l’illustre filologo cerignolano volle fossero ceduti alla nascente Biblioteca Provinciale di Foggia dopo la sua morte.


La famiglia

Nata a Foggia ma da genitori originari del barese, Ester Loiodice era la prima di cinque figli, abitava nel centrale Corso Vittorio Emanuele con i genitori e con i fratelli Gilda (1895-1991), Medoro (1899-1943) e Jolanda (1905-1989). Con loro visse pochi anni anche Lucia, morta giovanissima e alla quale i familiari dedicarono un piccolo monumento funebre nella tomba di famiglia, nel cimitero di Foggia.

Dei fratelli si hanno notizie solo di Medoro – che dopo la laurea in ingegneria si trasferì a Milano nel 1931 con la sorella Jolanda – e di Gilda, insegnante di disegno e discreta pittrice, che poco dopo la morte della madre (1941) si trasferì col padre a Roma nel 1942. Durante la sua permanenza a Foggia, fu anche segretaria dell’Istituto di Arti Belle e Industriali “Nicola Parisi”.


Esordi e centralità del suo lavoro

Dopo aver insegnato a Foggia per diversi anni, si trasferisce a Roma alla fine del 1934 lavorando presso la presidenza centrale dell’O.N.B., facente capo al Ministero dell’Educazione nazionale, anche se lascerà ufficialmente Foggia solo nell’ottobre del 1938.

Grazie all'appoggio significativo assicuratole dall’allora podestà Alberto Perrone, la Loiodice – fiduciaria provinciale per la Capitanata nell’àmbito del Comitato Nazionale per le Tradizioni popolari – aveva organizzato un grande programma di lavoro a favore della raccolta, valorizzazione e promozione del patrimonio folclorico di Foggia e della provincia poi organicamente sistemato in diverse sale del Museo di Tradizioni Popolari, iniziativa di grandissimo spessore a livello nazionale e per la quale spese gran parte delle sue energie intellettuali e fisiche.

Questo Museo era inizialmente ospitato nello storico Palazzo San Gaetano, nella sede che non è quella attuale ma che si trovava di fronte, nel Palazzo che oggi ospita il Conservatorio di Musica “Umberto Giordano”. Palazzo San Gaetano ospitava anche il Museo e la Pinacoteca Comunali e tutte e tre le Sezioni furono inaugurate il 28 ottobre del 1931.

Durante l’ultimo conflitto bellico, che provocò la distruzione di buona parte del patrimonio edilizio di Foggia, la Loiodice – con l’aiuto di un altro benemerito della cultura, Rodolfo Santollino – mise in salvo gli ori e gli argenti del patrimonio artistico museale trasferendoli a Roma e restituendoli alla sua città nel dopoguerra.

Col suo fattivo impegno, il 30 marzo 1932 fu inaugurato a Foggia anche il Corso di studi per le tradizioni popolari, con un discorso di Nicola Zingarelli, così come a lei si deve la cura del bellissimo numero monografico “Foggia e la Capitanata”, edito per la rivista “Ospitalità Italiana” (1933).

Foggia l’ha ricordata intestandole una strada, mentre presso la Biblioteca Provinciale “La Magna Capitana” si conserva un fondo, donato dalla famiglia alla fine degli anni Ottanta, comprendente circa 600 volumi riguardanti il libro moderno ed in particolare monografie e miscellanee. Presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Foggia è invece attivo il Centro di documentazione visuale “Ester Loiodice”, diretto dalla professoressa Patrizia Resta. Il Centro, istituito nel 2004 da una prima collaborazione tra la Cattedra di Antropologia Culturale dell’Università di Foggia e il Museo Civico, è nato con l’intento di condurre un lavoro di ricerca, rilevamento, elaborazione, catalogazione e archiviazione in forma audiovisuale delle feste della provincia di Foggia.


L’acquisto della “Biblioteca Zingarelli”

Il Comune di Foggia, che già vantava una sua ricca Biblioteca, sin dal 1932 aveva espresso l’intenzione di acquistare la raccolta del Prof. Nicola Zingarelli, aumentandone entità e valore. Era stato lo stesso grande filologo cerignolano (Cerignola, 1860 – Milano, 1935) a temere per il futuro del suo grande patrimonio bibliotecario – a cominciare dalla collezione dantesca – una volta morto.

A iniziare e concludere l’operazione “salvezza” della Biblioteca Zingarelli, in direzione di Foggia, fu Ester Loiodice. La strategia posta in essere con i ripetuti contatti tra la studiosa e il Professore cerignolano si rivelò presto vincente col principale risultato di strappare ad altre più titolate biblioteche italiane (a cominciare da quella di Milano) l’opzione di acquisto.

La studiosa foggiana, amica del curatore dell’omonimo e popolare Dizionario della lingua italiana, nel giro di pochi anni e, comunque, alla morte di Zingarelli, riuscì a far acquistare – inizialmente attraverso l’impegno del Comune e successivamente col subentro della Provincia di Foggia – i circa 9.000 titoli con una spesa, elevata ma ritenuta equa, di 100.000 lire.

La stima fu affidata ad un altro grande comprovinciale, il docente di Storia medievale all’Università di Milano prof. Romolo Caggese (Ascoli Satriano, 1881 – Milano, 1938) e l’atto venne perfezionato il 19 ottobre 1936, con le firme dell’allora Preside della Provincia di Foggia, prof. Giustiniano Serrilli, e della prof. Ester Loiodice, nominata mandataria speciale dagli eredi di Nicola Zingarelli. L’ingente somma venne trasferita alla figlia dell’illustre comprovinciale, Beatrice (detta Bice), con l’obbligo di distribuirla ai coeredi.

Zingarelli sperava di concludere la cessione della sua biblioteca quando era ancora in vita. Solo tre mesi prima della morte, scriveva alla Loiodice: “La mia soddisfazione sarebbe che tutto potesse concludersi, e farsi, ora, e me ne comprerei un pezzo di terreno, nella nostra Puglia, in cui impianterei una vigna”. Ma non ebbe il tempo di coltivare la vigna e nemmeno il suo sogno.


L’impegno dell’Italia e della Capitanata per una cultura delle Tradizioni popolari

Nel 1928 era sorto a Firenze il Comitato Nazionale per le Tradizioni popolari per armonizzare, nell’àmbito di un’innovativa e ampia azione culturale, gli sforzi delle realtà regionali e locali impegnate sul fronte dello studio del folclore.

Il Comitato promosse la raccolta del materiale documentario uniformando queste attività a unità di criteri e di metodi scientifici. L’anno dopo, ancora a Firenze, il re Vittorio Emanuele III inaugurò il I Congresso Nazionale - organizzato dal Comitato - nel corso del quale furono discussi problemi metodologici di notevole importanza. In seguito il Comitato dovette aderire al Centro di Alti Studi dell’Ente fascista di Cultura, presieduto da Carlo del Croix, col compito di svolgere una larga azione a beneficio della cultura italiana.

In ogni regione furono nominati dal Comitato i commissari regionali e i fiduciari provinciali, ed Ester Loiodice ricevette l’incarico per la provincia di Foggia. Altri fiduciari, coincidenti con nomi di rilievo della cultura dell’epoca, operarono in Capitanata fra i quali vanno certamente ricordati Luigi Schingo, Nicola Zingarelli, Consalvo di Taranto, Alberto Perrone, Michele Vocino, Michelantonio Fini e Alfredo Petrucci.

Obiettivo del Comitato era quello di svolgere un’attiva opera di propaganda per formare una coscienza folcloristica pugliese. L’invito, rivolto a studiosi ed enti, perché aderissero alla neo costituita istituzione, con l’esplicito impegno a diffondere l’amore per lo studio delle tradizioni popolari, fu accettato con entusiasmo da tantissimi studiosi e pubbliche amministrazioni.

Successivamente il Comitato Nazionale delle Arti Popolari si trasformò in un vero e proprio organo fascista finalizzato all’organizzazione del tempo libero. Nacque così l’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.) e gli studiosi assunsero il ruolo di esperti nella preparazione di rassegne folcloristiche.

In conseguenza di questo riconoscimento, come ricorda la professoressa Teresa Rauzino, in un suo articolato studio su Ester Loiodice “si sottolineò il valore unitario e nazionale delle tradizioni popolari a scapito del regionalismo per giustificare le pretese espansionistiche del regime fascista e le radici italiane nei territori di confine. Certo, il regime fascista incoraggiò la costituzione del folklore come una disciplina autonoma attraverso la fondazione di musei locali, ma frenò la discussione culturale e favorì la persistenza di un atteggiamento nazional-popolare fra i folkloristi”.

Il Comitato prese forma in una riunione del 19 giugno 1930, presieduta nel capoluogo dauno dal podestà di Foggia Alberto Perrone, e organizzata con Ester Loiodice e il segretario federale del P.N.F. Nicola Pepe-Celentani. Vi parteciparono Gaetano Consagro, Benedetto Biagi, Gaetano Valentini, Michele Melillo, Amelia Rabbaglietti, Emma Zammarano, Guglielmo Renzulli, Domenico Petrilli, Rodolfo Santollino, Francesco Gentile, Giovanni Leone e il segretario provinciale e dell’O.N.D. Nicola Zurlero.

Il Comitato doveva promuovere, sviluppare e coordinare gli studi folcloristici della Provincia di Foggia. In seguito si stabilì di cooptare nel Comitato anche i podestà degli altri principali Comuni della provincia: Cerignola, San Severo, Monte Sant’Angelo, Lucera, Manfredonia, Troia, San Nicandro Garganico e Vieste, e di aggregarvi altri studiosi di rilievo come Giovanni Tancredi di Monte Sant’Angelo, la signorina Serritelli di San Giovanni Rotondo, il dottor Pasquale Rosario di Ascoli Satriano, il notaio troiano Beccia e il foggiano Carlo Villani.

Il Comitato spiegò, nelle varie sedi, che suo compito era formare una coscienza folclorica attraverso l’organizzazione di conferenze, mostre fotografiche e di arte pura e applicata; la pubblicazione di studi e rassegne; l’istituzione presso l’allora Biblioteca Comunale di una Sezione dedicata espressamente alle tematiche del Comitato; la raccolta di canti, poesie e prose per lo studio della letteratura popolare; lo studio scientifico dei dialetti presenti nella nostra provincia e l’organizzazione di audizioni popolari e di raduni provinciali; la raccolta di pubblicazioni e altro materiali relativo agli usi civici della Capitanata; illustrare le varie forme della religiosità popolare; partecipare a manifestazioni folcloristiche della “Fiera del Levante” di Bari e, ultimo ma non per importanza, istituire un Museo per le Tradizioni di Capitanata - comprendente anche cimeli, oggetti e frammenti archeologici - con sede a Foggia.

Dopo avere istituito il Museo delle Tradizioni Popolari, la professoressa Loiodice diede vita ad un interessante corso di conferenze – con la partecipazione di eminenti personalità della cultura, dell’arte e della scienza italiani – e curò, nelle pagine del settimanale “il Popolo Nuovo”, una rubrica dedicata alle tradizioni popolari di Capitanata. Era stata anche decisa la pubblicazione di una Collana di Studi per le tradizioni popolari di Capitanata, con lo scopo – come ricorda ancora la Rauzino “di illustrare tutto il materiale raccolto e per fornire argomenti degni di studio, di approfondimento e d’integrazione per quanti avevano a cuore la conoscenza completa dell’anima popolare italiana”.

Ma la collana, che intendeva superare i limiti della cultura provinciale e perseguire finalità nazionali, non fu mai avviata a causa delle difficoltà finanziarie in cui cominciarono a trovarsi gli Enti locali della provincia.

E fu un vero peccato perché si trattava di un bel numero di monografie e studi sulle particolarità tradizionali e culturali del nostro territorio, molti dei quali già pronti.

L’elenco delle opere comprendeva il Vocabolario dialettale foggiano e uno della Capitanata; una guida e uno schedario scientifico sul Museo delle tradizioni popolari di Capitanata; i  Canti di Foggia e i Canti della Capitanata, con trascrizioni musicali e commenti; una Raccolta di conferenze sulle tradizioni popolari e sulle arti popolari; Feste, leggende e storie del popolo di Capitanata; Sentenze e proverbi e modi di dire popolari della Daunia; Giuochi popolari; Folklore e didattica; Bibliografia delle tradizioni popolari in Puglia e dei dialetti dauni, con particolare riguardo alle isole linguistiche (Celle, Faeto, Chieuti e Greci); Miti e culti dell’antica Daunia; Poesia popolare foggiana e altri volumi programmati.


Vita e travagli del Museo di Tradizioni Popolari

Il Museo di Tradizioni Popolari era certamente il più ricco e meglio organizzato dei tre nuclei espositivi.

Si trattava di una originale, variegata e interessante documentazione della vita paesana e dell’artigianato locale e artistico ed arrivò a raccogliere – ordinati con criteri rigorosamente scientifici – circa diecimila fra monili in oro e argento, oggetti legati alla religiosità popolare, all’etnografia, espressioni della letteratura popolare, pittura, fotografia, arte pura ed applicata, manufatti vari, ricostruzioni, attrezzi, utensili, misure, ornamenti, armi, oltre all’archivio musicale, alla discoteca e alla biblioteca, il tutto proveniente dall’intera provincia.

Soprattutto durante i primi anni dalla sua istituzione, il Museo di Tradizioni Popolari fu visitato da numerose autorità e personalità politiche nazionali del regime e da altrettante figure di studiosi e intellettuali, come testimoniano le firme autografe lasciate da Galeazzo Ciano e Giuseppe Ungaretti nel registro dei visitatori e il 18 ottobre 1940, Giuseppe Bottai, l’allora Ministro dell’Educazione nazionale, accompagnato dal lucerino Riccardo del Giudice (1900-1985), Sottosegretario unico all’Educazione nazionale e dal cerignolano Giuseppe Caradonna (1891-1963), Consigliere nazionale, e da altre autorità provinciali, visitò il Museo dicendosi “compiaciuto”, fermando la sua attenzione – con la direttrice Loiodice – su alcuni prodotti dell’artigianato dauno.

In seguito ai devastanti bombardamenti aerei dell’estate del 1943, il complesso museale – che nel frattempo era stato trasferito nei locali di Palazzo Arpi, coincidente con l’attuale sede del Museo Civico – subì molti danneggiamenti e gran parte del materiale andò irrimediabilmente perduto o trafugato. Grazie alla disponibilità della Loiodice che li custodì, fu possibile trasferire a Roma almeno il ricco patrimonio dei monili d’oro e d’argento. Nel maggio del 1963 la studiosa poté riconsegnare nelle mani dell’allora Sindaco di Foggia, Carlo Forcella, la preziosa raccolta. Si dovette, comunque, attendere il 1959 per un primo riordino e per la migliore sistemazione dei materiali, operazione che portò alla riapertura del Museo solo nell’aprile del 1966 quando direttore era, già da diversi anni, l’avv. Maurizio Mazza.

Le Sezioni furono finalmente sistemate in un edificio interamente ristrutturato e dedicato esclusivamente al Museo e di quella benemerita Sezione, organizzata e ordinata dalla professoressa Loiodice, non restano che i monili in oro e argento che la stessa aveva salvato, trasferendoli momentaneamente nella capitale.


Dodici anni di sacrifici… senza retribuzione!

Un aspetto, poco conosciuto, rivela l’ingratitudine del regime fascista nel non aver mai sostenuto economicamente, in ben dodici anni, il lavoro personalmente portato avanti, con professionalità e dedizione, dalla Loiodice.

È lei a sottolineare come la straordinaria passione con la quale si era spesa a favore della valorizzazione della Capitanata, e in particolare delle sue tradizioni popolari, dopo ben dodici anni necessitasse di un atto concreto. Ma non si attiva per perorare una causa a proprio favore, cercando di strappare una somma di denaro che non saprebbe nemmeno quantificare. Pone, invece, questa sua richiesta in relazione all’anonimato in cui rischia di restare, per poi magari scomparire nell’oblio del tempo, il frutto del suo immane lavoro.

Così, l’11 novembre 1942 si rivolge, con un accorato appello, a Luigi Federzoni, Presidente della Reale Accademia d’Italia per segnalare quello che considera un suo “ardente desiderio”, quello cioè di “realizzare la Collana di studi di Arti e tradizioni popolari di Capitanata da tempo concepita, e dare la luce ad una serie di quaderni relativi”. Ciò allo scopo di dare “al patrimonio culturale della Nazione la conoscenza di un materiale ignoto fino ad oggi”, conoscenza che – precisa la studiosa – “potrebbe concorrere ad illuminare coloro i quali sono preposti alla comprensione diretta delle idealità e delle capacità del Popolo”.

Nonostante una congrua messe di allegati, né dalla Reale Accademia d’Italia così come da nessun altro organo o istituzione del regime fascista pervenne alcun sostegno economico nella direzione espressa e auspicata dalla Loiodice.

Eppure, era stato il Professore dell’Università di Firenze e Accademico d’Italia, Paolo Emilio Pavolini, a sostenere che “se alcune città d’Italia potessero e volessero seguire l’esempio che ha dato Foggia, questi studi se ne avvantaggerebbero moltissimo”.

Il sogno di Ester Loiodice finì sotto le macerie dei silenzi del regime e sotto quelle, più disastrose, causate dai bombardamenti dell’estate del 1943 che distrussero per buona parte la città di Foggia.

Un pubblico riconoscimento al suo lavoro e alle sue qualità le giungerà solo il 2 giugno 1967, con il conferimento della “Medaglia d'argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte”.


Nei suoi studi e nelle sue poesie un inno al dialetto

Parallelamente agli studi sulle tradizioni popolari di Foggia e della Capitanata, Ester Loiodice coltivò una forte passione per il dialetto della sua città, attraverso saggi e poesie, queste ultime date alle stampe in maniera organica solo a partire dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso.

Da studiosa di tradizioni e costumi popolari, affrontò vari aspetti del mondo contadino e della religiosità, ai quali aggiunse la resa in vernacolo de Il primo canto dell’inferno di Dante in dialetto foggiano (Roma, 1959), precedendo ben altri quattro traduttori garganici dello stesso canto: Giovanni de Cristofaro, Joseph Tusiani, Francesco Granatiero, Giovanni Scarale.

Non fu facile per la Loiodice interpretare e tradurre i concetti danteschi nelle forme psicologico-dialettali del popolo foggiano. Nel suo testo, la poetessa evitò le espressioni burlesche e parodistiche e cercò di dare risalto al senso morale e didascalico del pensiero dantesco, perché i foggiani ne avvertissero la bontà.

Altre sue produzioni in dialetto si trovano nel suggestivo Venerdì sandé a Foggia (Roma, 1956), in Biblioteca del Convivio, con sei poesie inedite (Milano, Convivio Letterario, 1959) e per questa stessa editrice 'U cante d'u Tavulijere. Poemetto in dialetto foggiano (Milano, 1961).

Scheda

Personaggio

Ester Loiodice

Detto anche

-

Classificazione Dewey

370.92

Periodo MC

Dal 1915 a oggi

Parole chiave

  • Nicola Zingarelli
  • Dialetto foggiano (Poesie)
  • Etnografia della Capitanata
  • Ospitalità Italiana (rivista)
  • O.N.B. (Opera Nazionale Balilla)
  • Comitato Nazionale delle Arti Popolari
  • Fascismo (Ministero dell’Educazione Nazionale)
  • Museo Civico di Foggia (Museo delle Tradizioni Popolari)
  • Folklore italiano (studio delle tradizioni)
  • Biblioteca Provinciale di Foggia (Biblioteca Zingarelli)

Bibliografie

  • Opere dell'autore
  • Opere sull'autore
  • CATALANO GIULIA. Per un museo didattico, in “il Foglietto”, Foggia, n. 40 del 15 dicembre 1925, p. 3.
  • CAVAZZA STEFANO. La folkloristica italiana e il fascismo, “La Ricerca Folklorica”, Brescia, n. 15, aprile 1987, pp. 109-122.
  • SIANI COSMA. La poesia dialettale in provincia di Foggia tra Tavoliere e Subappennino Dauno, in “Ipogei 06”, Quaderni dell’I.I.S.S. “S. Staffa”, Trinitapoli, n. 2, giugno 2007, pp. 17-41.
  • RAUZINO TERESA. Nacque a Foggia il primo Museo italiano di tradizioni popolari di Capitanata, in “Diomede. Tra passato e futuro”, Foggia, n. 6, novembre-dicembre 2010
  • RAUZINO TERESA. Ester Loiodice anima del Comitato per lo studio delle tradizioni popolari di Capitanata, in “Diomede. Tra passato e futuro”, Foggia, n. 7, gennaio-marzo 201;
  • RUGGIERO GIANNI. Il dialetto delle donne, quei versi della madre terra, in “il Mattino di Foggia e provincia”, 2 giugno 2011;
  • VENTURA ANTONIO. L’archivio Esther Loiodice: una fonte per la cultura pugliese nel Novecento, in “Carte di Puglia”, Foggia, anno XIV, n. 28, dicembre 2012, pp. 5-65.

Per approfondimenti bio-bibliografici, consulta il FONDO ESTER LOIODICE all'interno di Collezioni Speciali di Biblioteche Private del La Magna Capitana


A cura di Maurizio De Tullio